Goalkeeper, la chiusura di Marc-André ter Stegen

 

L’articolo di oggi si focalizzerà sull’analisi tecnica del metodo di chiusura nell’uno contro uno di Ter Stegen ed inoltre la confronteremo con altre metodologie di uscita, in particolare sulla tecnica della scuola portieri italiana. Questo confronto tra le due scuole non è per decretare una classifica della miglior tecnica, ma vuol essere un confronto per capire ed analizzare i vari vantaggi e svantaggi di entrambe.

L’analisi di questa uscita inizia dal metodo di corsa del portiere del Barcellona, ovvero una corsa con un  passo incrociato molto veloce, il quale permette a Ter Stegen di essere sempre pronto ad un eventuale parata. Nel momento in cui l’attaccante sta per impattare il pallone si nota molto bene come il portiere si preoccupi di coprire lo specchio della porta con una tecnica di apertura della gamba dal lato del primo palo e con il busto dritto con le braccia aperte, questa tecnica è tipica dei portieri spagnoli e viene molto allenata dai preparatori  nelle varie sedute di allenamento.

Dal mio punto di vista questa uscita è molto efficace, ma allo stesso abbastanza passiva dato che è il portiere che aspetta la giocata dell’attaccante e non è il portiere stesso a cercare per primo il pallone, il concetto che voglio esprimere è che se cerchiamo una tecnica di chiusura dello spazio la tecnica di Ter Stegen è perfetta, infatti anche dal video si vede perfettamente come il portiere blaugrana accorci sulla punta avversaria in modo impeccabile e anche la chiusura con il corpo della porta è tecnicamente perfetta, ma in una situazione di campo aperto come quella incontrata da Ter Stegen sarebbe stato meglio il concetto di attacco palla all’italiana, ovvero braccia a cercare il pallone e spinta delle gambe e del corpo in avanti verso il pallone.

La cosa importante da capire è che nessuna delle due tecniche esclude l’altra, perchè sono utilizzabili entrambe, ma con situazioni di gioco diverse. Entrando nello specifico se ho una situazione di gioco nella quale il portatore di palla ha il dominio completo del possesso, non posso pensare di attaccare la palla con le braccia verso il pallone, perchè non avrei il tempo della giocata, perciò la chiusura con il corpo alla Ter Stegen in quella situazione è la tecnica opportuna. Al contrario se ho una situazione nella quale il possesso palla non è definito, in poche parole si ha una palla a metà tra portiere ed attaccante è più efficace una attacco palla in avanti.

Non bisogna però dimenticare il rischio in più che si corre con un attacco palla in avanti rispetto alla chiusura con il corpo, questo perchè, come ho scritto prima, la chiusura con il corpo è passiva perciò non è il portiere che va ad impattare sul pallone, ma è semplicemente una tecnica per coprire la porta e farsi colpire dal pallone. L’attacco palla invece è una tecnica di impatto, ovvero io vado in chiusura sul pallone, ma per murare un tiro o ancor meglio per anticipare l’attaccante, perciò è scontato dire che una lettura fatta in ritardo porta il portiere a commettere errori, il più comune è sicuramente travolgere l’attaccante e causare un calcio di rigore.

Per concludere questo articolo voglio sottolineare l’importanza di questi due gesti tecnici nelle loro rispettive situazioni di gioco, di conseguenza è importante che i portieri abbiano nel loro bagaglio tecnico più armi possibili per ogni situazione che gli si presenta davanti in partita e questo lo si può sicuramente fare andando a pescare diverse caratteristiche dalle varie scuole in giro per il mondo.

 

Nicola Comini

Goalkeeper analysis

 

Goalkeeper, il due contro uno di Alisson Becker

Norwich city – Liverpool 0-1

In questo nuovo articolo analizzerò il due contro uno di Alisson contro il Norwich a Carrow road, gesto tecnico di notevole importanza considerando che la squadra di Klopp vincerà solo per uno a zero. Parlando di questa parata mi concentrerò ovviamente sulla tecnica che ha permesso ad Alisson di effetuare questa chiusura, ma più precisamente vorrei parlare delle scelte che stanno dietro a questo intervento.

Con questo intervento non abbiamo di fronte una parata che risalti come un miracolo, infatti sembra quasi un intervento banale e molti potranno anche pensare che è stato più un errore dell’attaccante che bravura di Alisson, dal mio punta di vista invece ciò che ha fatto la differenza sono state le scelte prese dal portiere brasiliano, il quale ancora una volta ha dimostrato di essere uno dei migliori del mondo.

Analizzando la parata tecnicamente bisogna partire dalla lettura del lancio di Alisson, perchè il portiere non ha un atteggiamento passivo di attesa, ma appena l’attaccante effettua lo stop Alisson è subito pronto a chiudere lo specchio, perciò la prima preoccupazione del portiere è accorciare sull’attacante. Fino a questo punto penso che ogni portiere avrebbe reagito in ugual modo, ma ciò che reputo eccezionale è ciò che Alisson ha fatto poco dopo, ovvero nel momento nel quale l’attaccante doveva decidere se calciare o passare il pallone al proprio compagno.

Dopo lo stop dell’attaccante Alisson è perfettamente in posizione in modo tale da poter coprire lo specchio della porta, ora arriva il momento chiave, ovvero la scelta del portiere di rimanere in piedi e seguire con il corpo lo spostamento del pallone, da notare è il tipo di spostamento, non parallelo alla linea di porta, ma bensì in diagonale così da accorciare il campo per un eventuale passaggio al compagno vicino ed inoltre accorciare sull’attaccante per un eventuale tiro.

Ciò che penso è che Alisson questa parata l’abbia compiuta prima del effettivo intervento. Il movimento decisivo è stato sicuramente questo spostamento in diagonale verso il portatore di palla del Norwich, il quale successivamente gli ha consentito di intercettare il passaggio. In questo intervento notiamo quindi la capacità di attesa di Alisson, dettata da una grandissima lucidità nell’analizzare in modo perfetto la situazione che stava per affrontare.

Questa parata è il risultato di allenamenti specifici nel capire come comportarsi davanti ad una situazione possiamo dire quasi disperata, inoltre per concludere si nota da questo atteggiamento come sia influente nel modo di giocare di Alisson la scuola di portieri italiana, sarebbe strano non vederlo dopo essere stato allenato a Roma da Marco Savonari.

Goalkeeper analysis

Nicola Comini

Goalkeeper, il miracolo di Pau Lopez


Bologna-Roma 1-2, 22/9/2019

In questo nuovo articolo di Goalkeeper analysis ho deciso di analizzare gli aspetti chiave che hanno permesso a Pau Lopez di compiere un vero e proprio miracolo nel match contro il bologna, il quale ha senza dubbio contribuito a regalare i 3 punti alla squadra guidata da Fonseca.

in questa parata ci sono diversi gesti tecnici che meritano di essere analizzati nel dettaglio, il primo è antecedente alla parata, mi riferisco al perfetto avanzamento che Pau Lopez attua verso il tiratore e questo punto diciamo che è stato fondamentale per consentirgli di effettuare la parata. Nonostante il perfetto avanzamento ciò che ha permesso effettivamente a Pau Lopez di effettuare questo miracolo è stata la scelta di fermare l’avanzamento nel momento giusto. 

Lo stop dell’avanzamento in avanti ha portato in quel frangente due vantaggi al portiere spagnolo, il primo è stato di essersi avvicinato al pallone prima che Soriano potesse impattarlo e di conseguenza ha ridotto notevolmente la visuale di porta al tiratore, il secondo vantaggio che Pau Lopez si è creato è quello di essersi messo nelle condizioni migliori per spingere ed andare a cercare il pallone in avanti.

Poniamo il caso che il portiere non avesse fermato l’avanzamento, la conseguenza sarebbe stata che soriano in qualsiasi momento avrebbe potuto prendere in controtempo Pau Lopez, perchè il portiere, mentre effettuava l’avanzamento, avrebbe reagito tardi ad un eventuale tiro.

L’ultima parte della parata è la più spettacolare e ci sono due caratteristiche che la rendono tale, la prima è la velocità con cui riesce a spingere aprendo la gamba sinistra e il secondo grande gesto è proprio la direzione dell’apertura della gamba e il conseguente tuffo, il quale è il risultato perfetto di tutte le scelte che Pau Lopez ha effettuato.

Parliamo perciò dell’apertura della gamba e delle conseguenze che ha portato. Guardando il video si nota perfettamente che dopo aver fermato la corsa Pau Lopez indirizza la gamba sinistra per effettuare il tuffo, questa apertura però non viene semplicemente fatta per parare, ma fatta per attaccare la direzione del pallone e questo gesto di spingere in avanti ha portato al successivo movimento del busto e poi delle braccia di andare in direzione del pallone per effettuare la parata con un attacco palla. La prova di questo attacco frontale al pallone è dimostrato dalla caduta successiva alla parata, decisamente più avanti rispetto a dove il portiere ha iniziato a spingere.

Nicola Comini

Goalkeeper analysis

 

 

 

 

 

 

 

Goalkeeper, ideologie di allenamento

Oggi in questo nuovo articolo di Goalkeeper analizzeremo le varie tipologie di allenamento, precisamente tre ideologie che reputo siano le più complete, quella spagnola, inglese ed italiana.

Partiamo dalla scuola italiano, la quale nei suoi punti di forza ha sicuramente la preparazione tecnica del portiere ed è sicuramente una caratteristica che tutte le altre scuole di portieri invidiano.

il punto cardine che un preparatore italiano guarda e cerca di migliorare nel dettaglio è l’aspetto tecnico del portiere, ma a differenze delle altre scuole quando si deve migliorare in un determinato gesto il preparatore italiano cerca sempre di isolare l’errore per poi correggerlo e migliorarlo. Al contrario le altre scuole cercano sempre di correggere l’errore nell’allenamento situazionale, ovvero i preparatori correggono e modificano gli atteggiamenti direttamente nella replica di situazioni che poi avverranno in partita.

La scuola italiana oltre che la diversa predisposizione negli allenamenti rispetto alla scuola inglese e spagnola ha anche dei gesti tecnici tipici e unici che meritano di essere citati. Uno di questi è l’attacco palla, il quale ovviamente è stato adottato anche dalle altre scuole. L’attacco palla frontale con attacco delle braccia è sicuramente un gesto di altissima qualità tecnica e di grande scelta di tempo.

Passiamo ora alla scuola spagnola, che personalmente mi attira molto per la sua intensità durante le sedute di allenamento. Questa intensità dal mio punto di vista è dovuta dal fatto che si cura meno il gesto tecnico singolo, ma si cura molto la velocità dei movimenti, in modo tale si possa adattare il portiere a diverse situazioni di parata diverse nel minor tempo possibile.

La grande qualità della scuola spagnolo è sicuramente la velocità dei passi durante gli spostamenti, infatti il preparatore spagnolo analizza molto di più la qualità degli spostamenti che la qualità della parata.

Negli allenamenti spagnoli si sottopone il portiere a situazioni di giochi nel quale il portiere deve effettuare diverse tipologie di parate anche molto diverse tra loro e spesso i portieri interessati in un unico esercizio sono quasi più di due.

La qualità di questi allenamenti dal mio punto di vista è la capacità di allenare più situazioni in unico esercizio, inoltre si nota spesso che nello stesso esercizio il portiere allena la sua abilità podalica.

Infine come per la scuola italiana ho citato come gesto cardine l’attacco palla con braccia in avanti, per la scuola spagnola devo citare oltre che la cura dei passi anche l’uscita a croce iberica, molto utile in diversi contesti.

L’ultima scuola da analizzare in questo articolo è quella inglese, regina del posizionamento. Affermo questo perchè i preparatori inglese si soffermano molto sulla posizione del portiere in porta, anche qui come in quella spagnola più che la qualità della parata il prepatore cerca la perfezione nel coprire al meglio la porta.

La parata che caratterizza questa scuola è sicuramente l’uscita a croce in apertura dell’arto inferiore e superiore, la quale non bellissima esteticamente, ma veramente molto efficace. La grande differenza con la croce iberica è che quest’ultima è più statica, ovvero è più di attesa, mentre la croce inglese è più un attacco con il corpo.

In conclusione con questo articolo ho voluto esprimere alcune idee su diverse tipologie di allenamento, non c’è un giusto o uno sbagliao, ma semplicemente ideologie diverse nell’affrontare il ruolo più bello del mondo.

Nicola Comini

Goalkeeper analysis.

Goalkeeper, l’uno contro uno di Bernd Leno

Oggi analizzeremo una situazione di gioco, nella quale esistono diverse correnti di pensiero. L’uno contro uno di oggi si riferisce ad una scuola di pensiero che ogni anno sforna talenti molto interessanti e che ha reso Manuel Neuer nelle stagioni passate uno dei migliori del mondo, stiamo parlando della scuola di portieri tedesca.

Analizzeremo una situazione che coinvolge il portiere dell’arsenal Leno e da come si comporta si nota come La scuola tedesca sia ancora influente nelle scelte tecniche che fa.

L’analisi del gesto tecnico di Leno non si deve limitare sono nel momento, in cui lui va ad impattare col pallone, ma parte molto prima, ovvero il gesto tecnico parte quando viene effettuato il passaggio filtrante per l’attaccante.

Non appena Leno si rende conto che la palla è entrata in area guadagna subito dello spazio e quindi riduce la distanza tra lui e la punta, questo atteggiamento

fa si che non appena l’attaccante stoppi il pallone, lui riesca ad andare a chiudere con il corpo.

Non appena l’attaccante stoppa il pallone si nota che la prima parte del corpo che attacca la palla è la gamba dx, questo perchè leno deve cercare di coprire tutto lo spazio possibile.

L’apertura degli arti inferiori e superiori con l’attacco palla nell’uno contro uno è una delle peculiari caratteristiche della scuola tedesca.

Al contrario la scuola di portieri inglesi tende ad attendere il tiro restando ad una certa distanza dall’attaccante, questo atteggiamento comporta che nella fase di attesa il corpo debba essere proiettato in avanti per essere in grado di effettuare l’intervento.

Caratteristiche:

– chiusura degli spazi con avanzamento verso la palla, anche prima che l’attaccante riceva

– attacco palla con il corpo

– chiusura con il corpo a distanza ravvicinata con la punta.

Nicola Comini

Goalkeeper, l’attacco palla di Ederson

Una delle caratteriste fondamentali del portiere moderno è sicuramente la capacità di attaccare il pallone.

Oggi come esempio prenderemo la parata di ederson in champions league che poi potrete trovare qui sotto. Gesto tecnico notevole per il portiere brasiliano, che possiamo dividere in due fasi, come già detto nell’articolo precedente ( ovvero la fase di corsa e di spinta).

La fase di corsa in questo gesto è nulla dato che ederson per attuare questo gesto ha avuto bisogno solo di un passo per spingere, il passo però è decisivo e analiziamo il motivo.

Il passo di Ederson non è parallelo alla linea di porta, ma il passo è in avanti.

Questa spinta in avanti permette ad ederson di intercettare il pallone il prima possibile, perchè se avesse spinto parallelamente alla porta non sarebbe riuscito a toccare il pallone.

Questo attacco palla permette inoltre ad Ederson di coprire lo spazio di porta, nel quale il pallone era indirizzato.

La seconda fase è il tuffo, si nota come la traiettoria in volo di ederson non sia parallela alla porta e ciò è dimostrato anche da dove atterra ovvero molto più avanti rispetto al punto di spinta.

Punto fondamentale.

Passo di spinta in direzione della palla , volo verso il pallone, il pallone va cercato non aspettato.

Goalkeeper, Coordinazione nel gesto tecnico

Nel corso del tempo si notano sempre di più portieri stilisticamente più belli da vedere, in particolare in un gesto tecnico molto preciso: Il tuffo.

Il tuffo è il gesto tecnico che caratterizza questo ruolo e lo rende unico, però non bisogna limitarsi a vedere il gesto tecnico in sé, ma è interessante vedere come nel tempo si a stato possibile migliorare tante variabili di questo bellissimo gesto.

1)footwork: è sicuramente una delle caratteristiche più influenti nella buona uscita del gesto tecnico, per esempio in base al tuffo necessario, la parte inferiore del corpo si attiva in modo diverso per questo è importante che il portiere si renda conto come e dove appoggiare il piede che andrà a spingere.

Perciò il portiere va allenato anche sulla capacità di velocizzare il movimento dei piedi, ma oltre che la velocità, si può migliorare anche la qualità dello spostamento, ovvero la giusta frequenza di passi, la giusta distanza tra i piedi e la giusta apertura delle gambe.

Queste caratteristiche del gioco di gambe influiscono tantissimo sul gesto del portiere.

2) Core stability: avere un core forte, oltre che ridurre la probabilità di infortuni, ci permette di aver un controllo maggiore sulla nostra postura in attesa di attuare un gesto tecnico e soprattutto aumenta la capacità di spinta nel tuffo, perchè bisogna ricordare che a spingere non sono solo le gambe, ma anche la forza degli addominali aiuta parecchio.

3) Equilibrio: penso che questa terza caratteristica sia un’unione di quelle sopra citate, dato che per eseguire un tuffo di alto livello si deve raggiungere la giusta quantità di POTENZA, ELASTICITÀ, VELOCITÀ, EQUILIBRIO ( penso siano i 4 dogmi per un portiere).

Ognuna di queste abilità coesistono insieme nella buono riuscita del tuffo, vi chiederete, ma perchè?

Ecco la mia analisi.

La prima caratteristica citata è la potenza, dato che io per arrivare il più lontano possibile per interccettare il pallone ed evitare il goal ho bisogno di spinta, ovvero di forza esplosiva, ma questa forza non sarebbe massima se io nel momento di spinta non fossi in equilibrio perfetto, perciò raggiungere l’equilibrio mi permette di spingere al massimo delle mie capacità.

Elasticità e velocità perchè?

Il tuffo è diviso in due momenti fondamentali: la corsa e il volo ( quest’ultimo parte dallo stacco)

La corsa ha bisogno della massima velocità e per raggiungerla devo sapere come spostarmi il più veloce possibile ( qui rientra il footwork), nel momento dello stacco invece devo tramutare la velocità in forza elastica per poter spingere, perciò le mie gambe devono compiere la funzione di molla.

Nicola Comini