Metodo tedesco, dalla critica all’elogio

Manuel Neuer vs PSG

Dopo una partita così diventa difficile criticare questo gesto tecnico.

Inizio così questo articolo, con questo enunciato, perchè durante la finale di Champions è apparso evidente che non possa esistere una metodologia unica nell’allenare questo ruolo, ma coesistono e convivono tante scuole di pensiero diverse.

Ogni scuola ha dei punti cardine, con i quali si esaltono determinate caratteristiche rispetto che un’altra, per esempio la scuola italiana regina della tecnica e del bel gesto, la scuola spagnola con un portiere molto istintivo e con allenamenti molto più situazionali, infine per arrivare alla finale c’è la scuola tedesca con l’uscita a croce a coprire più spazio possibile. Non esiste un meglio ed un peggio, solo concetti diversi, i quali sono influenzati da mille parametri.

Come ho scritto nel titolo, le metodologie sono soggette a critiche e quella tedesche era appena stata critata dopo varie partite non eccellenti di Ter Stegen con il Barcellona. In particolare la critica si riferusce all’uno contro uno e con l’utilizzo della croce.

Per concludere questa riflessione pendo che ogni gesto tecnico vada valutato o criticato in base al momento di utilizzo, ovvero al momento nel quale sia giusto effettuarlo, se in un contesto sbagliato è giusto farlo presente ed in questa partita la scelta del gesto è perfetta con quel tipo di situazione.

Goalkeeper, ruolo tattico del Portiere

Nel calcio di oggi ogni società e staff tecnico cura il dettaglio per arrivare all’obbiettivo predisposto e sempre di più l’analisi di ogni singolo ruolo all’interno di una squadra di calcio diventa determinante, perciò vorrei parlare della scelta tecnico tattica di uno dei ruoli più importanti: il portiere.

In molti potranno anche pensare :” Ma il portiere deve solo parare, fare le uscite e rinviare”, ma dietro alla scelta di un portiere ci sono parametri ben più profondi della parata, dell’uscita e del rinvio, mi riferisco ovviamente all’ambiente professionistico. Uno di questi parametri è l’ambientazione tecnico-tattica, ovvero come si inserisce un portiere in base alle richieste della squadra e dell’ allenatore, perciò questa valutazione più di squadra che del singolo giocatore, mi fa pensare perchè ancora ci poniamo la domanda :”Chi è il portiere più forte del mondo?” e personalmente una risposta la vorrei anche dare, ovvero che dal mio punto di vista ogni squadra ha il migliore portiere del mondo, perchè nel suo contesto tecnico-tattico quel portiere è perfetto. Mi rendo che conto che come risposta è velleitaria, ma io sto considerando non il portiere in se, ma come si approccerebbe quel portiere a una determinata situazione tecnico-tattica.

Dopo questa considerazione vorrei portare due esempi di portieri, i quali potrebbero essere la risposta alla domanda sovrastante, sto parlando di Oblak e Ter Stegen. Questi due super portieri, perchè sono diventati così determinanti nelle proprie squadre? (potrei fare miglioni di esempi, ma ho preso due top portieri dello stesso campionato). La risposta è che sono state esaltate le caratteristiche di questi due portieri, grazie al modo di giocare delle loro squadre. L’Atletico Madrid grande capacità difensiva, infatti difende abbastanza basso, è una squadra abituata a soffrire, perciò serviva un portiere molto forte tra i pali (vedi Liverpool-Atletico Madrid) e che sappia gestire un’area di rigore spesso molto affollata. Dall’altra parte abbiamo una squadra che ha come principio il dominio della palla, di conseguenza serve un portiere che sappia uscire col palleggio da fasi di pressing, che sappia impostare da dietro. Si nota che solo analizzando poche differenze rispondere alla domanda, chi sia il più forte del mondo diventa impossibile.

Tutto questo serve per dire che ogni allenatore con i suoi principi di gioco dovrà scegliere un portiere che riesca ad esaltare questi principi, come ogni giocatore di movimento, e vorrei chiudere con una domanda, per collegarmi al discorso appena fatto sopra, Ma se mettessi Oblak nel Barcellona e Ter Stegen nell’Atletico, sarebbero gli stessi portieri di oggi?

 

 

Goalkeeper, Keylor Navas il portiere silenzioso.

Juventus-Real Madrid 1-4, finale di Champions League 2017.

 

Nell’articolo di oggi non voglio soffermarmi su un gesto tecnico ed analizzarlo, ma bensì voglio prendere in considerazione più che un gran portiere, un grande uomo ed un grande professionista, sto parlando dell’ex portiere del Real Madrid: Keylor Navas.

Parlando di questo portiere mi soffermerò su una qualità che Navas ha fatto sua nel corso degli anni a causa di molte interferenze negative, ovvero la perseveranza, inoltre penso che ogni portiere di qualsiasi categoria abbia vissuto momenti di incertezza, nei quali sembrava tutto difficile e Navas nonostante le vittorie era sempre messo in discussione, ma lui non hai mai mollato e si è riconfermato in un altro top club mondiale come il PSG.

Non è facile parlare di un portiere come Navas perchè è incomprensibile come un portiere così vincente sia stato così tanto criticato nella sua avventura a Madrid. Ho provato a darmi delle motivazioni e la prima che mi viene da scrivere è a riguardo del suo stile come portiere, può essere che alla dirigenza blanca non andasse a genio avere un portiere poco bello esteticamente o magari perchè non era un nome importante come altri portieri in giro per il mondo e seconda la visione della società si doveva cercare la perfezione.

Queste due teorie vengono facilmente smontate quando poi si va a vedere quello che l’ex portiere del Real ha vinto in 5 anni nella capitale spagnola, ma soprattutto come ha affrontato certe partite, nonostante la continua pressione dei media e della società, i quali non lo ritenevano all’altezza di quel ruolo. Navas non ha mai detto tante parole, ha sempre cercato di parlare in campo e dal mio punto di vista lo ha fatto molto bene in tante occasioni, poi ovviamente per crescere come uomo e calciatore non bisogna dimenticare gli errori fatti e un professionista come lui sicuramente  ha fatto tesoro degli errori. Nel titolo dell’articolo l’ho denominato “il portiere silenzioso” e voglio spiegare perchè l’ho chiamato così.

“Il portiere silenzioso” nasce da diverse situazioni, nelle quali Navas è stato protagonista in positivo, ma nessuno ne hai mai parlato, nessuno l’ha mai elogiato. La parata che mi ha fatto riflettere su di lui è stata la parata nella finale di Champions a Cardiff contro la Juventus. Al settimo minuto Pjanic controlla il pallone di petto al limite dell’area calcia di destro un pallone radente al terreno alla destra del portiere del Real, pallone indirizzato all’angolo basso, ma Navas mette la mano, Navas c’è nonostante tutto, lui c’è. In quanti il giorno dopo hanno parlato di questa parata? In quanti lo hanno elogiato? Tutti ad elogiare il Real e Ronaldo, ma di Navas non se ne sente parlare, anzi il suo nome entra nel vivo delle conversazioni solo quando si parla della sua cessione.

La grandezza di un giocatore la si vide quando e come supera i momenti difficili e personalmente penso che  molti portieri non avrebbero reagito così ad una situazione tale, ovvero in una società che ti vuole vendere per prendere De Gea, ma una volta saltato l’affare devi rimanere li e dimostrare chi sei, in un ambiente che non ha più fiducia in te, ma non a caso lui ha vinto ancora, da campione, da Keylor Navas. Una volta passato al PSG, nel quale è titolare indiscusso, si presenta al Bernabeu per la prima volta da avversario, il risultato? Keylor Navas migliore in campo.

 

goalkeeperanalysis

NICOLA COMINI

Goalkeeper, la ricerca del pallone e l’evoluzione del portiere.

 

Nell’articolo di oggi come punto di riferimento avremo uno dei migliori portieri del mondo, Jan Oblak, il quale ci aiuterà a parlare di un concetto fondamentale per questo ruolo: La ricerca del pallone. Mi servirò di questa parata fatta sulla punizione di Cristiano Ronaldo per esprimere le mie idee su questa visione moderna del portiere. Premetto che questo articolo non sarà semplicemente una analisi del video, ma bensì uno sviluppo di idee sulla nuova tipologia di portiere che sta nascendo.

La ricerca del pallone non è semplicemente una tecnica di parata, ma bensì è un ideologia che si manifesta in tutte le azioni del portiere e non solo in fase di parata, perciò dal mio punto di vista questa visione del portiere è un concetto di gioco a tutti gli effetti. Questa idea di portiere porta l’estremo difensore ad essere sempre al centro del gioco, non a caso in questi ultimi anni l’uscita con la palla partendo dal portiere è diventata fondamentale per saltare il primo stadio di pressing avversario, di conseguenza la ricerca del pallone del portiere riguarda anche le qualità podaliche che il numero 1 deve sviluppare per essere in grado di risolvere situazioni tecnico- tattiche funzionali al mantenimento del possesso della propria squadra.

Tutta questa filosofia sul portiere lo ha portato ovviamente ad una evoluzione anche nell’effettuare la parata e nel video si nota molta bene l’idea di ricerca del pallone. Oblak per andare ad intercettare il prima possibile la conclusione di Ronaldo fa un passo in avanti come se dovesse fare un attacco palla, invece quell’avanzamento e il tuffo in avanti ha permesso al portiere di impattare nel miglior modo possibile la palla e soprattutto con quel movimento ha chiuso tutto l’angolo di porta.

L’idea di ricerca del pallone ha fatto in modo che il portiere in qualsiasi intervento sia di parata e sia podalico  abbia un ruolo attivo, nella parata è il portiere che va incontro al pallone e per quanto riguarda il gioco con i piedi il portiere non è più solo e semplicemente uno scarico, ma sempre più il gioco con i piedi del portiere serve per impostare azioni e sviluppare idee di gioco.

Nelle stagioni future si cercherà sempre più un portiere con un importante tecnica podalica, ma non solo perchè questa tecnica deve essere accompagnata da un’elevata intelligenza tattica, penso realmente che si andrà incontro alla nascita di un portiere regista.

 

Goalkeeper analysis

Nicola Comini

Goalkeeper, il passo incrociato di Ben Foster

Watford-Chelsea 1-2

 

Nell’articolo di oggi analizzeremo la parata di Ben Foster contro il Chelsea, la quale ci aiuterà a capire l’importanza di allenare i vari tipi di corsa pre-parata. In particolare oggi parleremo del passo incrociato, il quale ha permesso a Foster di effettuare questa bellissima parata.

Un portiere per rimanere ad alti livelli ha bisogno di tante qualità, una di queste è saper variare la corsa in base alla situazione che gli si presenta davanti, inoltre per fare in  modo eccellente un determinato gesto tecnico c’è bisogno anche di un’ottima coordinazione tra arti inferiori ed arti superiori. Queste due caratteristiche si possono sicuramente incontrare nel portiere del Watford, ma ora partiamo con l’analisi di questa situazione di gioco.

L’analisi della parata inizia dalla battuta del calcio d’angolo di William, il quale batte un corner ad uscire sul primo palo dove incontra la deviazione di Pulisic diretta sul secondo palo. Concentrandosi sui movimenti di Foster si nota come si sposti verso il primo palo non appena vede la direzione del pallone battuto da William e da questa posizione molto spostata sul primo palo inizia la corsa verso il secondo dopo la deviazione di testa del 22 del Chlesea.

La corsa che decide di fare Foster, ovvero il passo incrociato, non è solo corretta nel contesto di gioco, ma bensì è servita al portiere a recuperare da una posizione dal mio punto di vista errata al momento del colpo di testa di Pulisic. Questo spostamento esagerato sul primo palo ha portare il portiere a scoprire molto specchio della porta, di conseguenza per recuperare tutto quello spazio di porta è stato necessario un passo incrociato ad alta intensità di tocchi e soprattutto molto rapido tra un passo e l’altro, per essere il più veloce possibile. L’errore iniziale si evidenzia anche nel momento in cui Foster attua la parata, perchè arriva a toccare il pallone con la mano sbagliata in quel tipo di parata.

Nel paragrafo qui sopra ho evidenziato un errore di posizionamento, il quale ha portato il portiere a dover rimediare aumentando la velocità di corsa, ma come ho criticato la posizione iniziale sul colpo di testa bisogna evidenziare la corsa fenomenale del portiere, ovvero veloce, con passi stretti e molto rapidi. Questa corsa dimostra il grande controllo del portiere sul proprio corpo ed inoltre questa corsa eccezionale è fatta mentre Foster segue la traiettoria del pallone, perciò il modo nel quale ha recuperato l’errore precedente è di altissima qualità.

Infine per concludere si capisce che il passo incrociato è un tipo di corsa utilizzabile in un contesto nel quale è richiesta una velocità elevata, infatti per il portiere è un gesto che permette di andare in parata su palloni lontani dalla propria figura, in particolare palloni dove non è necessario un semplice passo e spinta, ma è necessario che prima della spinta ci sia questo tipo di corsa.

 

 

Goalkeeper, passo e spinta di Kepa Arrizabalaga

Chelsea-Watford 3-0.

 

L’articolo di oggi sarà un ulteriore approfondimento del precedente, nel quale abbiamo analizzato la differenza tra il passo e spinta ed il levagamba. Come punto di riferimento abbiamo la meravigliosa parata di Kepa nel match di Premier League contro il Watford, con la quale approfondiremo l’analisi del passo e spinta inserito in una situazione di gioco.

Nell’ultima analisi di Goalkeeper analysis abbiamo detto che il gesto tecnico di passo e spinta è opportuno in un contesto di gioco nel quale la conclusione avversaria risulta lontano dal corpo del portiere, inoltre abbiamo affermato anche che tra i due gesti presi in considerazione è quello che richiede un tempo di esecuzione maggiore, perciò non ci resta che analizzare passaggio per passaggio il gesto tecnico e atletico del portiere del Chelsea per confermare le teorie espresse nell’articolo precedente.

Iniziamo come sempre l’analisi molto prima rispetto all’effettivo gesto tecnico, infatti partiamo dalla posizione di partenza, anche perchè ci sono aspetti che risulteranno fondamentali per la spinta eccezionale che Kepa ha effettuato poco dopo. Tutto nasce da un cross a rientrare da parte di un giocatore del Watford, perciò Kepa era posizionato tra linea di porta e area piccola pronto per un eventuale uscita, Kepa a questo valuta l’impossibilità di uscire, perciò la sua prima preoccupazione diventa recuperare immediatamente la posizione della porta, con uno spostamento all’indietro, ma sempre con la visuale fissa sul pallone in caso di un ipotetica deviazione di un attaccante del Watford. Entriamo ora nella fase calda della parata, la quale inizia quando l’attaccante impatta la palla di testa indirizzandola alla destra di kepa ed è proprio nel momento dell’impatto che il portiere effettua il saltello pre-parata, il quale gli permetterà di avere la giusta esplosività ed elasticità per andare a deviare un pallone difficilissimo.

Quando kepa è atterrato dopo il saltello pre-parata è andato a caricare sulla gamba destra per spingere, ulteriore gesto da sottolineare è la direzione della punta del piede destro, ovvero rivolta verso il lato della parata. Nonostante l’altezza non eccessiva della traiettoria Kepa è arrivato a toccare il pallone con la mano di richiamo, questo perchè il portiere terminato il saltello non ha avuto il tempo per fare un ulteriore passo verso il palo della parata, probabilmente se avesse effettuato un passo prima del caricamento avrebbe perso il tempo di intervento, perciò la spinta di Kepa parte direttamente da centro porta.

La posizione dalla quale parte la spinta è una dimostrazione della forza che possiede Kepa nelle gambe e del controllo totale che il portiere possiede del proprio corpo, ma in questa parata oltre che elogiare giustamente le qualità fisiche del portiere, bisogna elogiare anche la scelta di tempo di Kepa, la quale gli ha consentito di avere un tempismo perfetto nel saltello, nella spinta e in fine nell’allungamento di tutto il corpo per deviare la palla.

Con questa analisi si percepisce come sia fondamentale allenare le componenti  di forza ed elasticità, ma anche allenare il tempo della parata.

 

Goalkeeper analysis

Nicola Comini

Goalkeeper, passo e spinta o levagamba?

Lazio-Inter 2-1  16/02/2020, rete di Milinkovic-Savic.

 

Nell’articolo di oggi prenderò in considerazione l’utilizzo di due tecniche diverse di parata, il passo e spinta e il levagamba, le quali come vedremo con l’aiuto del video devono essere utilizzate il due contesti diversi e spesso la scelta errata del gesto tecnico da effettuare porta a subire il gol, perciò cercherò sia di spiegare quando utilizzare una e quando l’altra sia di analizzare il gesto tecnico utilizzato da Padelli nella partita contro la Lazio.

Partiamo dall’analisi del gesto tecnico di passo e spinta, tra le due tipologie di parata è sicuramente quella che ha bisogno di una tempistica maggiore, perchè non si tratta di un movimento univoco come il levagamba, ma bensì è costituita dall’apertura di una gamba, il caricamento sulla gamba aperta, la spinta ed il tempo di volo, nel quale si dovrebbe impattare il pallone. Da questo elenco di gesti si capisce subito che una parata con questa tipologia di spinta deriva da un pallone lontano dal nostro corpo, il quale per essere intercettato ha bisogno della massima estensione del portiere.

Il secondo gesto è il levagamba, ovvero lo spostamento dell’arto inferiore dal lato opposto del tuffo, a differenza del passo e spinta qui non c’è una fase di caricamento, perchè con lo spostamento dell’arto verso la parte opposta il portiere è già pronto nel scendere a terra in modo molto rapido, perciò con uno spostamento di un arto il portiere è già in fase di tuffo. Non a caso è la tecnica che si usa per palloni vicini al corpo in modo tale da essere il più reattivi possibile nel intercettarlo. Questa tecnica, ancora di più rispetto al passo e spinta, più  veloce è l’esecuzione e più sarà efficace.

Ora che abbiamo chiarito le situazioni, nelle quali eseguire questi due gesti tecnici, possiamo analizzare il comportamento di Padelli nella mischia in aerea di rigore creatasi dopo la battuta del calcio d’angolo. Iniziamo l’analisi parlando della posizione del portiere dell’inter, ovvero una posizione con il corpo basso in attesa di un eventuale arrivo del pallone, la scelta successiva di Padelli è quella di spostarsi alla sua destra per cercare uno spiraglio con il fine di migliorare la sua visuale sul pallone, perchè come si può vedere nel video era coperto da diversi giocatori. Questa scelta dello spostamento è pertinente al tipo di situazione di gioco, però nel momento che lui effettua lo spostamento la conclusione di Milinkovic-Savic era già partita ed era indirizzata proprio nel lato dello spostamento di Padelli. A questo punto il tiro risultava ancora più vicino al corpo del portiere, perciò la parata più efficace e più veloce sarebbe stata il levagamba.

Dopo aver chiarito quale gesto sarebbe stato più opportuno cerchiamo di capire perchè il portiere ha usato un passo e spinta in una situazione così. Questo gesto di Padelli nasce da un’idea perfetta di spostarsi verso destra per vedere meglio il pallone, ma il dettaglio che ha portato alla scelta sbagliata  della parata da utilizzare è stato il modo nel quale si è spostato, perciò l’idea era perfetta, ma con una esecuzione sbagliata. In quel frangente il portiere avrebbe dovuto attuare un passo laterale e non un’apertura della gamba.

il passo laterale avrebbe permesso a Padelli di mantenere la posizione di parata ed essere quindi pronto per qualsiasi tipo di gesto tecnico, mentre la sola apertura di una gamba ha messo nella condizione il portiere di attuare un solo gesto tecnico, ovvero il passo e spinta.

Per concludere questo articolo voglio sottolineare l’importanza di abbinare idea corretta con gesto tecnico opportuno. Il gesto tecnico senza un’idea solida dietro non renderà mai al cento per cento.

 

Goalkeeper analysis

Nicola Comini

 

 

Goalkeeper, l’avanzamento pre-parata

 

 

Nell’articolo di oggi non andremo ad analizzare una parata, ma bensì l’attimo che precede un intervento, ovvero l’avanzamento verso il pallone. Questo avanzamento verso il portatore di palla però è possibile solo quando il portiere ha una visione perfetta della posizione del tiratore e del pallone, nel caso in cui la  visuale non gli consenta di vedere il pallone, per esempio durante una mischia in area, è più opportuno rimanere in posizione ed attendere.

Fatta la  premessa sul quando sia possibile fare l’avanzamento, iniziamo ad analizzare il video e cosa il portiere avrebbe potuto fare diversamente per evitare il gol. Partiamo dicendo che l’obbiettivo primario di questo gesto è una maggiore copertura della porta, infatti viene maggiormente eseguito per conclusioni ravvicinate,  inoltre il periodo pre-parata può essere diviso in 3 momenti chiave.

Il primo momento è, come ho detto prima, capire la situazione visiva che sta affrontando il portiere, poniamo il caso che sia una situazione nella quale vede in modo eccellente sia tiratore che pallone,perciò in quel preciso istante si passa al secondo momento, ovvero la decisione di avanzare verso il pallone, questo avanzamento va effettuato con il corpo sempre in posizione di parata e con lo sguardo fisso a ciò che l’attaccante sta facendo. Mentre il portiere è impegnato nell’avanzata la terza fase entra in gioco quando il tiratore sta caricando il tiro, di conseguenza in questa fase il portiere deve arrestare l’avanzata ed essere con i piedi ben saldi al terreno, in modo tale da essere in una posizione di attesa perfetta.

Molto spesso però, ed è anche il caso del video, il portiere non riesce a differenziare la fase due con la fase tre, più semplicemente mentre il tiratore sta calciando il portiere è ancora in fase di avanzamento. Questo errato atteggiamento porta ad un ritardo complessivo della parata, perchè una volta partito il tiro il portiere deve ancora mettersi nella posizione corretta per poter intercettare il pallone, inoltre quando il portiere deve effettuare il gesto tecnico è naturale che non lo potrà fare con la solita facilità e disinvoltura, dato che è ancora impegnato nell’avanzamento e quindi i suoi piedi e le sue gambe non sono una parallela all’altra.

Nel video infatti si nota perfettamente che mentre il tiratore impatta la palla il portiere sia  ancora nella fase di avanzamento e questo fa si che nel momento della parata il portiere non possa reagire al cento per cento delle sue capacità.

Concludo questa analisi dicendo che prima della vera e propria parata, che noi tutti vediamo e giudichiamo, ci sono frazioni di tempo, le quali sono fondamentali per bloccare e deviare un pallone, infatti quasi tutte le parate vengono effettuate prima del tocco effettivo con il pallone.